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Ddl. Lo Presti: Rigamonti e Carunchio sperano in una celere approvazione

/ REDAZIONE

Mercoledì, 12 gennaio 2011

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Si complica l’iter del Ddl. Lo Presti, che dovrebbe consentire l’aumento fino al 5% del contributo integrativo determinato sul volume d’affari, assicurando ai professionisti - secondo i calcoli - pensioni più ricche del 7-10%.
Nonostante la promessa avanzata dal Ministro del Lavoro Sacconi di inserire la norma nel c.d. decreto milleproroghe, complici le turbolenze politiche degli ultimi mesi, il Ddl. è fermo in Commissione al Senato dallo scorso 4 novembre

In un comunicato stampa congiunto diffuso ieri, il Presidente AIDC Marco Rigamonti e il Presidente dell’UNGDCEC Luigi Carunchio esprimono preoccupazione per le sorti del provvedimento. 
“Il disegno di legge Lo Presti - sottolinea Rigamonti - è una misura troppo importante per i giovani professionisti iscritti alla Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti per essere considerato strumento da utilizzare contro quegli enti che non hanno avuto un comportamento esemplare nella gestione degli investimenti, tra i quali di sicuro non va annoverato il nostro ente di previdenza”. 

Carunchio pone l’accento sui rallentamenti burocratici: “Non era immaginabile una frenata da parte del Presidente della Commissione Lavoro al Senato, dopo le ampie assicurazioni che ci aveva direttamente manifestato, davanti alle nostre sollecitazioni. Anzi, eravamo compiaciuti che, dopo il brillante esito conseguito alla Camera dei Deputati [499 voti favorevoli su 500, ndR], anche al Senato fosse stato avviato l’iter dell’esame del Ddl. Lo Presti, norma troppo importante per i giovani dottori commercialisti”.

Per Marco Rigamonti, è essenziale che “dopo una più approfondita lettura della relazione della Commissione Parlamentare di controllo, la Cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti sia giustamente considerata un esempio virtuoso, e pertanto non penalizzabile per la cattiva condotta di altri. L’adeguatezza delle prestazioni è un obiettivo primario a cui non intendiamo rinunciare”. (Redazione)

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