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LETTERE

La formazione continua deve diventare un elemento distintivo di assoluta qualità

Sabato, 17 maggio 2014

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Gentile Direttore,
esiste una terza via per la formazione continua?

Ho seguito con interesse l’ultimo dibattito in materia di formazione professionale continua (FPC) innescato su Eutekne.info dal Collega Cramarossa di Bari (si veda “Sulla formazione continua, cerchiamo di essere chiari e non ipocriti”) e poi ripreso dal Dottor Caleffi di Reggio Emilia (si veda “Si dovrebbe rispettare l’autonomia di scelta nella formazione professionale”).
Si tratta, in sostanza, di due visioni opposte della formazione professionale.
Da una parte, si sostiene l’ingiustizia di “riaperture termini” che si sarebbero create per agevolare gli inadempienti.
Dall’altra, si invoca una libertà di scelta in autonomia su quanto e come aggiornarsi, fuori da rigidi schemi.

Ritengo che la discussione debba essere affrontata su un piano diverso, direi quasi esistenziale per la categoria.
Sappiamo tutti che la nostra professione è sostanzialmente priva di riserve e di rendite di posizione.
Diverse altre tipologie di soggetti ed enti svolgono il nostro lavoro senza colpo ferire (e senza obblighi formativi).
Allora dobbiamo porre il problema di capire dove il nostro sistema ordinistico vuole andare.
La stessa parola – Ordine – dovrebbe evocare un sistema organizzato, serio e autorevole dotato di alcuni strumenti anche delicati come la funzione disciplinare, per la tutela degli iscritti e dei terzi.

Ma la sfida dei tempi (leggi concorrenze di altre categorie/enti) impone, a mio avviso, di differenziarci nettamente dagli altri.
Ritengo che la FPC sia uno strumento importante per contribuire a tale distinguo.
A condizione, però, che la formazione sia di assoluta qualità e ben selezionata.
Chi contesta l’obbligo formativo sostiene che la “raccolta punti” senza chiari criteri formativi abbia poco senso.
Di non immediata comprensione sono poi i regolamenti applicativi, che prevedono complicate casistiche di conteggio crediti e casi di esenzione.

Insomma, il sistema, che si è creato e regolamentato, si è involuto e oggi appare farraginoso; certamente non è percepito dagli iscritti e dall’esterno come chiaro segno distintivo di qualità della categoria.
Il sistema dei 90 crediti nel triennio poteva forse essere utile per una prima fase di pratica applicativa, ma oggi credo sia venuto il momento di rivisitare l’istituto; non già per farlo morire, ma anzi per potenziarlo in termini di maggiore qualità.

Le ricette possono essere diverse.
Da parte mia, vedrei un maggior utilizzo di risorse interne, rappresentate dalle Commissioni di studio nazionali (quando riprenderanno...) e locali, da sinergie con l’Università e con altri Ordini per materie comuni e attigue, solo per fare qualche esempio.
Mi piacerebbe vedere maggiore coinvolgimento degli stessi iscritti come relatori/docenti, posto che esistono numerosi colleghi di valore, anche nel trasmettere i saperi.
Tutto ciò, magari, limitando il ricorso ad enti di formazione, che talvolta prediligono più l’aspetto mercantile piuttosto che quello culturale-professionale.
Altro aspetto da valutarsi, nell’ambito di una riforma del sistema, potrebbe riguardare l’impostazione di organici percorsi formativi di vera e propria specializzazione per dare maggiore valore aggiunto agli iscritti.

Pertanto, credo che si possa così sintetizzare:
- il sistema attuale della FPC non appaga pienamente e viene vissuto da molti come mera imposizione;
- occorre trasformare l’istituto in elemento distintivo (di assoluta qualità) della nostra professione;
- l’attuale obbligo formativo, per quanto bisognoso di riforma, va comunque rispettato, discendendo da un obbligo di legge, senza scorciatoie di italica abitudine.
Per questi motivi, auspico che il nuovo Consiglio Nazionale possa mettere in agenda, fra le (tante) cose urgenti da affrontare, la rivisitazione della FPC con proposte conseguenti di miglioramento legislativo e regolamentare.

In conclusione, una FPC di eccellenza potrebbe costituire un solido pilastro per il futuro della nostra professione.


Marco Abbondanza
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Genova

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