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Sul Tfr in busta paga, «sì con riserva» di Confprofessioni

/ REDAZIONE

Martedì, 7 ottobre 2014

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Nessuna retroattività, ma via libera per le nuove assunzioni, purché con tassazione separata e senza rivalutazione, in favore dei lavoratori. Con un comunicato stampa, Confprofessioni dice sì, con riserva, all’anticipo del Trattamento di fine rapporto in busta paga, ventilato dal Governo a partire da gennaio 2015, chiedendo, fra l’altro, la fine del “contributo mensile dello 0,70% all’INPS”. Secondo il presidente Gaetano Stella infatti, l’iniziativa “presenta molte luci e ombre”, sebbene indubbiamente “il Paese abbia bisogno di una scossa per far ripartire i consumi”. Tuttavia, la somma accantonata erogata con la retribuzione, prosegue, così come prospettata “andrebbe a esclusivo vantaggio delle casse dello Stato, quando invece dev’essere un’opportunità per tutti, datori di lavoro e lavoratori”.

Nel dettaglio – si legge nel comunicato – quale parte sociale del comparto degli studi professionali, Confprofessioni ha dettato al Governo e alle altre parti sociali le condizioni essenziali dei liberi professionisti al via libera del trasferimento del Tfr in busta paga:
- l’intervento di modifica del Tfr dovrà riguardare solo le somme maturate dal momento dell’emanazione della norma, senza in alcun modo prevedere versamenti su somme già accantonate. Infatti, quest’ultime resterebbero in azienda o ai fondi di previdenza complementare (fondo tesoreria INPS, contrattuali, privati, ecc.);

- il trasferimento in busta dovrà avere cadenza mensile (come oggi avviene già per i fondi complementari) senza accumulo come se fosse un’ulteriore mensilità aggiuntiva;

- esonero dal contributo mensile complessivo dovuto all’INPS dello 0,70% oggi dovuto per il finanziamento del fondo pensioni e di garanzia, in quanto quest’ultimo rimarrebbe “congelato” per i Tfr finora maturati e che non andranno ad incrementarsi nel tempo;

- nessuna rivalutazione sul maturando perché corrisposto mensilmente in busta paga, tantomeno quella oggi garantita nella misura minima dell’1,50% annua, con la solo esclusione di quanto accantonato fino alla gestione del trattamento;

- assoggettamento a tassazione separata (o sostitutiva) determinata con la stessa incidenza dell’attuale imposizione, senza che ciò determini una maggiore tassazione a sfavore dei lavoratori e un minor gettito nelle casse dell’Erario;

- il Tfr finora maturato e accantonato presso il datore di lavoro o presso i fondi complementari dovranno restare nella stessa situazione attuale e liquidati secondo le disposizioni vigenti.

“Restano comunque molte perplessità all’interno del mondo delle professioni, duramente colpito da una crisi senza precedenti e chiamato adesso a un ennesimo esborso finanziario che rischia di indebolire ulteriormente un settore, quello del lavoro autonomo, completamente trascurato dalle politiche del Governo. Se l’obiettivo del presidente Renzi” conclude Stella “è quello di stimolare i consumi, la strada maestra rimane quella di abbattere le tasse e il carico contributivo che grava su lavoratori e professionisti”. (Redazione)

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