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In Italia rischio di riciclaggio significativo, ma sistema di prevenzione adeguato

/ REDAZIONE

Venerdì, 5 dicembre 2014

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Contestualmente al via libera definitivo al Ddl. su rientro dei capitali detenuti all’estero e autoriciclaggio, ieri il Ministero dell’Economia ha pubblicato la prima analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Condotta dal Comitato di sicurezza finanziaria (CSF) – di cui fanno parte, oltre al MEF, rappresentanti dei Ministeri della Giustizia, dell’Interno, degli Esteri, di Banca d’Italia, Consob, Guardia di Finanza, e Carabinieri – l’analisi è stata effettuata in applicazione delle nuove Raccomandazioni del Financial Action Task Force - Gruppo d’azione finanziaria (FATF-GAFI), con l’obiettivo di identificare, analizzare e valutare le minacce di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, individuando quelle più rilevanti, i metodi di svolgimento di tali attività criminali, le vulnerabilità del sistema nazionale di prevenzione, investigazione e repressione di tali fenomeni e quindi i settori maggiormente esposti a tali rischi.

In sintesi, dai dati emerge che Compro oro, agenzie immobiliari, giochi on line e trust sono a rischio riciclaggio o, peggio, in alcuni casi servono proprio a coprire interi patrimoni generati dal malaffare. Il tutto con un giro d’affari legato alle attività illegali che nel nostro Paese raggiunge, secondo alcune stime, il 12% del PIL (190 miliardi).

Se, però, il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro interessino l’economia italiana è considerato significativo, allo stesso tempo il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare nel suo complesso adeguato.
Quanto al sistema di prevenzione, giocano un ruolo centrale i presidi antiriciclaggio applicati da banche, intermediari finanziari, professionisti e altri i soggetti obbligati. La platea è di tutto rispetto: centinaia di migliaia di soggetti. Solo a titolo di esempio: quasi 700 banche, e altrettante società finanziarie, 150 società di investimento, oltre 4.600 notai, 230.600 avvocati, quasi 115.000 dottori commercialisti.

Secondo l’analisi, però, i professionisti in generale non rispondono in modo soddisfacente alle esigenze di prevenzione del sistema, per una formazione ancora non sempre adeguata su queste tematiche. Si registrano i progressi compiuti dai notai, sia nei processi di adeguata verifica sia negli obblighi di collaborazione attiva, tali da consentire una più soddisfacente capacità di adempiere alle regole antiriciclaggio.

Il Comitato segnala comunque l’esigenza di rafforzare i controlli su alcuni settori considerati ancora molto sensibili al rischio. Il problema è anche l’eccessivo uso del contante e l’economia sommersa: “Nel nostro Paese il volume delle transazioni regolate in contante è pari all’85% del totale, contro una media dell’Unione Europea del 60%. Il contante è considerato il mezzo di pagamento preferito per le transazioni riferite all’economia informale e illegale in quanto garantisce la non tracciabilità e l’anonimato degli scambi”. I problemi si intensificano con la crisi economica, che “ha portato, tra l’altro, ad una crescente diffusione di Compro oro, categoria di operatori eterogenea attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Diverse attività investigative ne confermano tanto l’elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità e suggeriscono l’opportunità di una intensificazione dei presidi”. (Redazione)

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