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Nel 2014, 71.700 segnalazioni di operazioni sospette, in deciso aumento rispetto al 2013

/ REDAZIONE

Martedì, 14 luglio 2015

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Le minacce di riciclaggio in Italia sono “molto significative”. Le stime ufficiali e le valutazioni delle istituzioni e del mondo accademico differiscono, infatti, nell’attestare l’esatta dimensione economica del fenomeno, ma concordano nel sottolinearne l’assoluta rilevanza e la capacità di generare gravi e durature distorsioni dell’economia in termini di alterazione dei meccanismi concorrenziali, inefficiente allocazione delle risorse, più ridotte opportunità di investimento e crescita, minore produzione di ricchezza. Lo conferma il Rapporto 2014 dell’Unità d’informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia, diffuso ieri.

La rilevanza delle minacce deriva, in particolare – si legge nella presentazione del Rapporto – dall’ampiezza e pervasività della criminalità organizzata, sia nelle sue configurazioni più tradizionali, sia nelle sue manifestazioni più recenti. In tali forme, attività e flussi finanziari illeciti sono talmente compenetrati con attività e fondi di origine lecita da rendere quasi inestricabile la distinzione fra riciclaggio e reati presupposto, fra denaro “sporco” da ripulire e fondi “puliti” che confluiscono verso impieghi criminali.
Oltre alla criminalità organizzata e alle attività a essa tipicamente riconducibili, vengono in evidenza la diffusione di altre condotte illegali, quali la corruzione, l’usura, l’evasione fiscale, nonché le varie tipologie di reati societari e finanziari.

Nel dettaglio, nel 2014 la UIF ha ricevuto circa 71.700 segnalazioni di operazioni sospette, con un incremento di oltre 7.000 unità rispetto al 2013. Tale risultato rappresenta un nuovo picco nel numero annuo di segnalazioni e conferma l’accentuato trend di crescita di lungo periodo, manifestatosi successivamente alla riforma del sistema antiriciclaggio del 2007 e proseguito anche nel primo semestre del 2015.
L’aumento del numero delle segnalazioni testimonia un significativo miglioramento della sensibilità degli operatori sui temi dell’antiriciclaggio. Al di là della fisiologica e sostanzialmente stabile percentuale di casi irrilevanti o non suscettibili di ulteriore approfondimento, la crescita appare in larga misura generata dalla capacità degli operatori di intercettare e segnalare fenomeni effettivamente sospetti: in oltre il 70% dei casi analizzati nel 2014, le valutazioni di rischio della UIF e dei soggetti obbligati sono state convergenti; per oltre il 50% delle segnalazioni, il rating finale assegnato dall’Unità dopo l’analisi finanziaria ha confermato il livello di rischio medio o elevato già attribuito dal segnalante. (Redazione)

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