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Anche i costi «dubbi» escludono la dichiarazione infedele

Per la Suprema Corte, il ragionevole dubbio circa il superamento della soglia di punibilità deve portare il giudice ad affermare l’insussistenza del reato

/ Maurizio MEOLI

Mercoledì, 16 settembre 2015

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La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 37094 depositata ieri, precisa che è corretto quantificare l’entità dell’imposta evasa (elemento costitutivo del reato di dichiarazione infedele) considerando i maggiori ricavi conseguiti e non i costi non contabilizzati quando della loro effettiva esistenza, anche solo in termini di ragionevole dubbio, manchino specifiche deduzioni o allegazioni. Tale criterio di giudizio, poi, tipico della fase di merito, deve essere considerato in modo meno pregnante in sede cautelare, dove sono sufficienti indizi di reato e, quindi, dell’entità della somma sequestrabile in via preventiva (cfr. Cass. n. 2006/2015).

La decisione in commento della Suprema Corte ricorda, in primo luogo, come l’esistenza dei presupposti per l’applicazione ...

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