Facile prendersela con i commercialisti
Faccio davvero fatica a scrivere queste righe per commentare qualcosa che non vale il tempo che impiegherò a scriverle, né tanto meno il vostro, se avrete la bontà di leggerle. Tuttavia non si può lasciar passare sotto silenzio l’ennesimo episodio di superficialità e sciatteria ai danni dei commercialisti.
Un filmato sul sito di La Repubblica (si veda “Per i commercialisti la webserie di «La Repubblica.it» è sessista e volgare” di oggi) rappresenta il più scontato dei luoghi comuni, vale a dire il commercialista complice e ispiratore dell’evasione fiscale.
Fin qui tutto normale, si fa per dire.
Quello che mi ha sorpreso, piuttosto, è la modalità volgare e sessista: il cortometraggio rappresenta un giovanotto che si sottopone ad una sorta di rito di iniziazione all’età adulta operato da una collega seducente e tentatrice, la cui azione ammaliatrice culmina in un orgasmo a base di evasione, elusione e abuso del diritto che introduce, quella che fino a qualche minuto prima era un’anima pura, nel mondo degli adulti evasori. Diciamo che di più triste e banale ci sarebbe solo il siparietto dell’idraulico che seduce la casalinga a colpi di doppi sensi su tubi e attrezzi vari.
Ai tempi di mani pulite, Di Pietro chiese per Sergio Cusani “l’interdizione per due anni dall’attività di commercialista” e il tribunale lo accontentò disponendo il divieto, salvo il fatto che Cusani non fosse mai stato un commercialista. Come a dire, un trafficante del genere non può che essere un commercialista. È molto facile prendersela con i politici e i commercialisti: massima soddisfazione, rischio zero, opinione pubblica in tripudio. Sarò disposto a fare credito ai dissacratori di La Repubblica quando vedrò una scenetta come quella di cui stiamo parlando con protagonista un alto burocrate, o un pubblico ministero, o un califfo dell’Isis.
Bisogna piantarla di fare i puristi per fare audience a buon mercato. È del tutto evidente che il compito di un commercialista è consigliare, nell’ambito del lecito, la soluzione migliore per il cliente, e in questo vi è anche il percorso fiscale più appropriato. Lo stesso vale pure per un avvocato penalista. Anche il peggiore dei criminali ha diritto a un avvocato difensore, il cui dovere sarà individuare il percorso processuale migliore per cercare di ottenere il verdetto più favorevole possibile. Che facciamo? Aboliamo gli avvocati?
Nessuno paga una cartella o un avviso di accertamento, o un’imposta per un’operazione economica di un qualche rilievo senza prima aver consultato un commercialista. Non perché crede di avere di fronte un genio del male, ma perché pensa sia opportuno avvalersi di un professionista in grado di dare un giudizio di sintesi su tutti i profili che riguardano una fattispecie. E, con buona pace di La Repubblica, in questo processo, l’aspetto fiscale spesso non è nemmeno il più rilevante, specie in tempi come questi, dove il tema è prima di tutto impostare un’attività minimamente remunerativa. Magari i problemi fossero solo trovare il sistema di risparmiare un po’ di imposte.
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