Marcello: «Niente allarmismi sulla nomina dei sindaci nelle srl»
Il Consigliere del CNDCEC ribadisce che le imprese interessate avranno tempo fino al 16 dicembre per adeguarsi al nuovo obbligo
In assenza di una prassi o un’interpretazione autentica dell’art. 379 del nuovo Codice della crisi d’impresa, che modifica l’art. 2477 del codice civile, riguardante la nomina di un organo di controllo nelle srl, continua il dibattito relativo alla tempistica che le imprese rientranti nei parametri rivisti (2 milioni di attivo, 2 milioni di ricavi, 10 dipendenti) dovranno rispettare per adeguarsi al nuovo obbligo.
Ad alimentarlo, da ultimo, una recente determina del Conservatore del Registro delle imprese di Bologna il quale, scrivendo nei giorni scorsi al locale Ordine dei commercialisti, auspicava che l’adeguamento venisse adottato “già nel corso dell’assemblea di approvazione del bilancio 2018”, quindi nel periodo aprile-giugno 2019, in modo da “consentire al nuovo organo di controllo di esplicare con maggiore efficacia la propria funzione già nel corso dell’esercizio 2019”.
Da tale nota, secondo alcuni, sarebbe possibile desumere che le imprese non abbiamo tempo fino al dicembre prossimo per adeguarsi al dettato normativo, ma che debbano farlo sin da subito. Interpretazione che ha creato un allarmismo che Raffaele Marcello, Consigliere del CNDCEC con delega alla materia, prova a stemperare.
Consigliere Marcello, come stanno le cose?
“La norma dice che le imprese interessate devono adeguarsi entro il termine massimo del 16 dicembre, previa verifica dello Statuto”.
Allora come va interpretata la nota del Conservatore del registro delle imprese di Bologna?
“Come un auspicio. Il Conservatore presume che l’adeguamento anticipato possa favorire l’organo di controllo nei controlli successivi, perché è già presente all’interno dell’impresa. Quindi, cominciare prima per poi essere facilitato dopo. Ci può stare. Ma se, anziché un auspicio, lo consideriamo un obbligo, rientriamo in una logica di applicazione della norma troppo rigorosa, che va al di là dei contenuti della stessa norma. Questo comporterebbe altri problemi”.
Quali?
“Molte imprese non sono pronte per avere un controllo e possono addirittura pensare di non adeguarsi. In questo caso, verrà chiamato in causa il Conservatore del Registro delle imprese che procederà alla nomina. In pratica, ci sarà qualcuno che deciderà per loro. Ma il nostro obiettivo deve essere quello di evitare che questa norma, le cui finalità sono ben precise, venga percepita come un nuovo onere a carico delle imprese”.
I professionisti, invece, sono pronti?
“Prima di iniziare questo percorso, credo sia necessario un periodo di osservazione per immaginare un modello di revisione che sia adatto a queste società, che possono essere anche molto piccole e poco strutturate. Non si può immaginare che si debba fare la stessa revisione prevista per le grandi aziende. Sarebbe un lavoro difficile da fare a fronte di compensi inadeguati. Per questo va prevista una revisione ridotta e questo lo si può fare solo attraverso un percorso di tipo legislativo che il Consiglio nazionale vuole fare”.
Si riuscirà a portarlo a termine entro il 16 dicembre?
“Noi ci stiamo provando. Siamo in contatto costante con gli uffici del MEF. Ma anche per questo abbiamo chiesto che, considerato il termine di 18 mesi per l’entrata in vigore della normativa riguardante le procedure d’allerta, i due termini viaggiassero unificati. Quindi andando oltre il 16 dicembre”.
Restando sui professionisti, c’è anche un problema numerico?
“Non credo. Secondo le nostre analisi, il rapporto tra imprese interessate e professionisti disponibili a ricoprire tali incarichi è di tre a uno. Quindi, con 2-3 incarichi a testa si riuscirebbe a rispondere alla necessità. Da questo punto di vista la categoria è pronta”.
Tornando, invece, all’entrata in vigore dell’obbligo, si farà qualcosa per un chiarimento definitivo sulla tempistica?
“Certamente interesseremo Unioncamere, per trovare una sintesi con il Consiglio nazionale ed evitare che ci siano comportamenti difformi sul territorio. Ma per adesso va ribadito che non c’è alcuna necessità di procedere prima del 16 dicembre e che, su questo punto, non vanno creati allarmismi, in modo da evitare che questa opportunità venga vissuta come l’ennesima sconfitta della categoria”.
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