Contratto di soccida monetizzata con dubbi sulla detraibilità dell’IVA
L’Agenzia delle Entrate sta rilevando una serie di violazioni, facendo emergere le criticità di questo istituto
Il contratto di soccida affonda le sue radici nell’attività di allevamento e può prevedere, tra due soggetti – soccidante e soccidario –, la monetizzazione dei ricavi o la ripartizione degli accrescimenti del bestiame. In quest’ultimo caso, a partire dal 2019, con una serie di indagini “a tappeto”, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza hanno rilevato una gestione contabile e contrattuale non sempre ordinata della soccida con ripartizione.
Più precisamente, dai rilievi mossi, è emerso che in molti casi la soccida con accrescimento del bestiame mascherava, di fatto, la monetizzazione dei ricavi generati al termine del periodo prestabilito. In taluni casi, ciò ha indotto l’Amministrazione finanziaria e la GdF a riqualificare il contratto come soccida monetizzata
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