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Moretta: «Recuperiamo l’orgoglio di essere commercialisti»

Il Presidente dell’Ordine di Napoli, candidato in pectore, parla di programmi, alleanze e di come superare lo stallo creato dal ricorso al TAR

/ Savino GALLO

Lunedì, 18 gennaio 2021

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“Da circa un anno abbiamo costituito un gruppo di lavoro, di cui fanno parte rappresentanti di tante Regioni, con il compito di individuare i punti principali del nostro programma, che dovranno ispirare l’azione per tutto il mandato, nell’eventualità in cui avremo l’opportunità di rappresentare la categoria”. Così Vincenzo Moretta, Presidente dell’ODCEC di Napoli, alla guida di uno degli schieramenti che si contenderanno le elezioni nazionali, risponde alle critiche di chi ritiene che si stia parlando troppo di alleanze e troppo poco di idee.

Presidente Moretta, rigetta quelle accuse?
“Il nostro programma non è ancora del tutto completo, anche perché non è ancora stata definita tutta la squadra e mi sembrerebbe inopportuno nei confronti di chi deve ancora entrare chiudere la discussione sui punti programmatici. Ma il discorso sulla strategia che deve accompagnare l’azione di governo va avanti da tempo all’interno di un gruppo di lavoro che, come detto, è molto partecipato”.

Potrebbe anticipare alcuni di questi punti?
“Io credo che le nostre attenzioni debbano concentrarsi soprattutto su quattro macro-aree: ristrutturazione e innovazione della professione, specializzazioni, aggregazioni e reti; equo compenso e limitazione delle responsabilità; politiche giovanili e di genere; efficientamento del Consiglio nazionale e degli Ordini (in particolare, quelli di ridotte dimensioni). In più, è essenziale anche l’implementazione di una più incisiva e sistematica attività di lobbying nei confronti della politica per favorire il raggiungimento di questi obiettivi e puntare al riconoscimento di nuovi ruoli e prerogative”.

Sembra abbastanza evidente la continuità con gli obiettivi posti dall’attuale Consiglio.
“Io parlerei di continuità nel rinnovamento. Da una parte, vogliamo continuare l’azione intrapresa dall’attuale Consiglio, dall’altra, c’è la necessità di intercettare le esigenze e i problemi con cui avremo a che fare nel prossimo futuro, legati, ad esempio, ai diversi scenari che si creeranno dopo la pandemia”.

Ma è vero che, in vista delle prossime elezioni nazionali, si parla troppo di alleanze?
“Gli accordi e le alleanze sono importanti, ma soltanto nei limiti in cui si condividano le linee programmatiche dell’azione che si intende sostenere. Si può decidere di stare insieme, ma se non si condivide il percorso si rischia di litigare già alla prima riunione di Consiglio. Per questo gli accordi sono fini a se stessi. Il programma detta la linea e io pretenderò che tutti i candidati della mia squadra lo sottoscrivano come impegno solenne”.

Tornando alla continuità con l’attuale Consiglio, ha condiviso anche la proposta di Miani di presentare un documento alla politica in cui si chiede di definire tre punti (quote di genere, attività degli Ordini in regime di prorogatio e specializzazioni) per poi andare subito a elezioni?
“L’ho apertamente sostenuta nel corso dell’assemblea dell’11 gennaio. Credo che, in questo momento, ognuno di noi debba mettere da parte le aspirazioni personali per sostenere in maniera compatta il documento che ci sottoporrà il Consiglio nazionale. Se ci sarà convergenza sarà possibile ottenere un intervento dalla politica che ci permetta di sanare il vulnus sulle quote di genere e anticipare la decisione del TAR per andare subito a elezioni. Poi si potrà tornare a fare campagna elettorale”.

Quindi, non prende proprio in considerazione l’idea di una lista unica?
“Sarebbe un bel traguardo ma, allo stato attuale, non semplice da raggiungere. Credo che forse si sia già andati troppo avanti. Mi piacerebbe, però, condividere con lo schieramento avversario quattro o cinque punti e metterli a fattor comune. Così si riusciranno a portare avanti in ogni caso, a prescindere da chi dovesse rappresentare la categoria”.

Come ha intenzione di fare?
“Nel momento in cui verranno definite le liste e presentati i candidati, io la proposta la farò. Poi, bisogna vedere se ci sarà disponibilità anche dall’altra parte”.

Ma al di là del merito del ricorso, pensa che questo stallo elettorale si sarebbe potuto evitare?
“Se ci fosse stata una maggiore coesione interna, forse l’avremmo evitato. Ma non credo sia dipeso solo da questo. Nel luglio scorso, il Consiglio nazionale ha fatto presente al Ministero che ci potesse essere un problema con le quote di genere. Se il Ministero l’avesse recepito subito, non ci sarebbe stato il ricorso al TAR. Fatto sta che ora ci troviamo in questa situazione, che non favorisce la ripartenza in un periodo già fortemente critico, e dobbiamo cercare di risolverla rapidamente”.

Considerata la “continuità” con l’attuale Consiglio, è lecito credere che sia d’accordo anche sulle specializzazioni. Ma perché, secondo lei, questo argomento è stato così divisivo negli ultimi anni?
“Non credo sia stato divisivo, penso piuttosto che non tutti ne abbiano compreso l’importanza. Di fatto noi siamo già specializzati. Molti di noi, oggi, non si occupano più di tutto come si faceva in passato ma hanno già scelto una branca della nostra professione. Specializzarsi in un determinato ambito significa accrescere la riconoscibilità di quelle competenze e aumentare le probabilità che si venga chiamati quando c’è bisogno. Se sono conosciuto come un bravo professionista in un settore è più probabile che i clienti si rivolgano a me. Il riconoscimento normativo delle specializzazioni, che porterebbe alla possibilità di spendere un titolo, amplificherebbe ulteriormente questo discorso”.

Questo basterebbe a far riavvicinare i giovani?
“Non solo questo. Va fatto un discorso più ampio, che riguardi anche le aggregazioni, le reti. Di certo, i giovani vivono un momento molto difficile, reso ancor più complicato dalla pandemia e da un mercato che non risponde velocemente. In questo contesto, è chiaro che si sentano un po’ più lontani da una professione che, secondo me, rimane tra le più belle che si possano scegliere”.

Quindi, anche se tanti si lamentano dei troppi adempimenti, delle difficoltà di vedersi riconosciuto il proprio lavoro non solo dalle istituzioni ma anche dai clienti, è ancora possibile trovare del bello?
“Assolutamente sì, dobbiamo soltanto crederci. Bisogna recuperare l’orgoglio di appartenere a questa categoria. L’obiettivo di tutti deve essere quello di migliorarla. Il Presidente Miani ha tracciato una strada, noi vogliamo proseguire questa azione, pur con tutti gli accorgimenti necessari”.

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