Accordo tra i partiti sul passaggio a quattro aliquote IRPEF e sul taglio dell’IRAP
Il primo passo verso la riforma del Fisco si sarebbe compiuto. Anche se per ora si parla solo di accordo politico, che andrà confermato dai partiti all’inizio della prossima settimana, stando alle indiscrezioni trapelate ieri il tavolo di maggioranza convocato al MEF avrebbe definito la struttura che cambierà le imposte: l’IRPEF dovrebbe passare da cinque a quattro scaglioni, favorendo soprattutto il ceto medio, mentre le aziende individuali e gli autonomi non dovrebbero più compilare il quadrante IRAP, perché per loro e per le start up la tassa verrebbe abolita.
I due interventi dovrebbero costare, rispettivamente, sette miliardi e un miliardo, ovvero resteranno all’interno di quanto stanziato dal Governo in manovra. Se i partiti si sono detti fin qui soddisfatti, non lo stesso si può dire per le parti sociali. Confindustria ha parlato ieri di “scelte senza visione sul futuro”, la CGIL attende di essere convocata dal Governo per discuterne, la UIL avverte che intervenire sulle aliquote non aiuta i lavoratori.
Secondo l’accordo politico trovato al MEF, come riferito ieri dal Viceministro dello Sviluppo economico Pichetto Fratin, la riforma dell’IRPEF dovrebbe portare da cinque a quattro le aliquote, con la cancellazione di quella al 41% e con il taglio di 3 punti di quella al 38%: la fascia di reddito fino a 15 mila euro resterebbe al 23%, quella 15 e 28 mila andrebbe dal 27% al 25%, quella 28-50 mila dal 38% al 35%, mentre oltre i 50 mila si passerebbe direttamente al 43%. Sulla no tax area si valutano piccole modifiche.
Dovrebbe esserci anche un riordino delle detrazioni, che riassorbiranno anche il bonus Renzi da 80 euro, poi diventati 100. Su questo, il lavoro di limatura è ancora in corso.
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