ACCEDI
Venerdì, 9 maggio 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

Sulla gestione dei beni confiscati alle mafie, nessuna legge impone l’anzianità

Martedì, 26 giugno 2012

x
STAMPA

Caro Direttore,
ho letto la lettera di Emanuele Mugnaini (si veda “Gestione dei beni confiscati alle mafie, una «vittoria di Pirro»”).

Il Collega ha perfettamente ragione quando osserva che l’eliminazione del vincolo del requisito minimo di anzianità di iscrizione all’Albo, ai fini dell’iscrizione nel costituendo registro degli amministratori di beni confiscati alla malavita, rischia di essere un inutile successo, se persiste il requisito di iscrizione all’elenco dei CTU tenuto presso i tribunali italiani e, ai fini di detta iscrizione, viene richiesto un requisito minimo di anzianità che, a quel punto, uscito dalla porta, rientra dalla finestra.

Per quanto giusta e arguta, l’osservazione non tiene però conto del fatto che nessuna legge impone un’anzianità minima di iscrizione all’Albo per poter essere inclusi in quello dei CTU.
Si tratta di mere prassi che variano da tribunale a tribunale e, così come sono molti i tribunali che pongono questo requisito come condizione preliminare, molti sono anche quelli che non chiedono né cinque, né tre, né un anno di anzianità minima.

Mettiamola così: se è vero che non mancano le circostanze in cui i sindacati di categoria e il Consiglio nazionale, ciascuno per quel che compete loro, non sembrano saper farsi valere e ascoltare, questa volta bisogna dare atto che l’UNGDCEC ha saputo farsi valere e il Consiglio nazionale ha saputo farsi ascoltare.
Se, poi, in alcuni territori questo risultato dovesse essere vanificato da tribunali locali che aderiscono entusiasticamente all’approccio statalistico-gerontocratico dell’anzianità fine a se stessa quale criterio selettivo, ebbene, sarà forse il caso di darsi una mossa anche a livello locale.

Anzi, sarebbe proprio interessante fare un censimento di queste prassi, circoscrizione per circoscrizione, così da alzare definitivamente il velo sulla questione.
Magari anche con l’aiuto delle segnalazioni dei Colleghi e delle Unioni locali: lo facciamo noi e poi vediamo presso quanti Ordini locali, ove il problema sussiste, riscontriamo quella stessa sensibilità e attenzione verso i giovani che, in questo specifico caso, come Unione dobbiamo riconoscere al Consiglio nazionale di aver avuto.


Eleonora Di Vona
Presidente UNGDCEC

TORNA SU