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Nodi fiscali del Ddl. di stabilità all’esame del Senato

/ REDAZIONE

Martedì, 2 dicembre 2014

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Il pacchetto fiscale costituirà il “cuore” degli interventi che il Senato si appresta a mettere a punto per correggere il Ddl. di stabilità (A.S. 1698, trasmesso dopo il voto di fiducia incassato domenica alla Camera). Se, infatti, a Montecitorio l’iter è stato tutto sommato spedito, è anche perché Palazzo Madama dovrà sciogliere alcuni nodi finora non “toccati”: dalla tassazione sui fondi pensione alla rivalutazione del Tfr, passando per il prelievo, da riordinare, sulla casa fino a IRAP e nuovo regime forfetario

Nel dettaglio, il Ddl. di stabilità dovrebbe restare in Senato due-tre settimane al massimo, con l’obiettivo di chiudere anche la terza lettura alla Camera entro Natale. Intanto, già dalla maggioranza, Ncd in testa, così come dalle opposizioni, si comincia a fare la lunga lista di desiderata, da Forza Italia che chiede un intervento deciso per “tagliare le tasse per 40 miliardi in due anni” al partito di Angelino Alfano che, dopo avere incassato misure pro famiglia a Montecitorio, ora chiede che si diano risposte sul fronte della tassazione locale sugli immobili (sia a uso abitativo, sia quelli strumentali delle imprese).

Di sicuro, non ci saranno interventi sul bonus di 80 euro, che non sarà allargato nemmeno ai pensionati, come ha già chiarito il Ministro Pier Carlo Padoan, ricordando che la priorità per il Governo, per ora, è quella di ridurre “la pressione fiscale sul lavoro per favorire più occupazione”. Proprio per questo è quasi certo, invece, un “correttivo” su IRAP e partite IVA, per venire incontro alle richieste di piccole e medie imprese e professionisti. Da un lato dovrebbe arrivare un aumento della franchigia, dall’altro il passaggio da 15 a 20 mila euro della soglia per accedere al nuovo regime forfetario.

Si dovrà, però, pensare soprattutto ad alleggerire l’aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr. La scelta politica non è ancora stata fatta, ma la soluzione tecnica potrebbe essere quella di portare il prelievo sulla previdenza integrativa al 17%, contro l’aumento al 20% previsto dalla prima versione del Ddl. (oggi è all’11,5%). Allo stesso modo, potrebbe essere limitato al 20% (anziché al 26%) l’incremento per i fondi delle Casse previdenziali, purché riconvertano i loro investimenti esteri su attività economiche italiane.

Il passaggio al Senato potrebbe essere decisivo anche per la tassazione sulla casa, con l’introduzione della nuova local tax in cui incorporare IMU e TASI. Anche in questo caso, però, le difficoltà non mancano e non è detto che le novità arrivino nei tempi della legge di stabilità. Le aliquote potrebbero essere fissate tra il 2,5 e il 5 per mille sulla prima casa e tra l’8 e il 12 per mille sulla seconda. La partita si giocherà inoltre sui tagli alle Regioni e sulla ricerca di una soluzione per i dipendenti delle Province, visto che la Camera si è impegnata solo sui Comuni. L’ammontare della spending review imposta ai Governatori dovrebbe rimanere a 4 miliardi, ma a farne le spese potrebbe essere il Patto per la Salute alleggerendo così la richiesta. (Redazione)

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