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ANC: «Sul sostegno degli Ordini alla riforma manca trasparenza»

/ REDAZIONE

Mercoledì, 28 maggio 2025

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Le lettere di sostegno alla riforma del DLgs. 139/2005 inviate da oltre 80 Ordini territoriali al Presidente de Nuccio, e inoltrate da quest’ultimo ai vertici dell’Esecutivo nei giorni scorsi, continuano a tenere banco. Al momento non è stato comunicato, nemmeno all’interno del Consiglio nazionale, né il contenuto delle missive né la lista degli Ordini che le hanno inviate. Per questo tre Consiglieri nazionali (De Tavonatti, Mazza e Sanna) hanno fatto formale richiesta di accesso agli atti, a cui però non si è ancora dato seguito perché mancherebbero le autorizzazioni alla diffusione da parte dei mittenti.

La motivazione non convince l’Associazione nazionale commercialisti, che ieri ha fatto recapitare una nuova lettera alla Premier Meloni e ai titolari dei Ministeri competenti, spiegando che la necessità di un’autorizzazione dei firmatari per divulgare internamente tali documenti “appare non coerente con i principi di trasparenza amministrativa sanciti dalla Legge n. 241/1990, oltre che con il buon andamento e la collegialità dell’azione dell’ente pubblico che presiede”.

Peraltro, aggiunge l’associazione guidata da Marco Cuchel, non si capisce perché una comunicazione definita riservata possa essere “simultaneamente divulgata all’esterno della categoria, ai massimi livelli istituzionali del Paese, e al contempo sottratta alla conoscenza dei Consiglieri nazionali e degli iscritti che quegli organi rappresentano”. Una “contraddizione grave, che denuncia la mancanza di una base giuridica”.

Secondo l’ANC, “tale gestione, poco trasparente e verticistica, mina il principio di rappresentanza democratica e rischia di sortire in seno al Governo una percezione alterata e non verificabile del reale orientamento della categoria. Il riferimento a una maggioranza assoluta dell’elettorato attivo non appare, ad oggi, suffragato da alcun riscontro oggettivo né da un processo democratico e trasparente di formazione del consenso”.

L’associazione definisce “inopportuna” anche la decisione di divulgare i nomi dei tre Consiglieri che hanno fatto richiesta di accesso agli atti (“una forma di pressione politica”) e richiama a un “immediato ritorno alla trasparenza e alla correttezza istituzionale”, perché “la professione non è un terreno di propaganda né un feudo personale. La fiducia si costruisce con il confronto, non con le manovre messe in atto dal vertice della categoria”.

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