In Italia troppi oneri amministrativi, anche per Babbo Natale
Caro Direttore,
ho letto la tua lettera del 24 dicembre (“Lettera aperta a Babbo Natale”).
Sei stato molto duro, ma comprendo le circostanze.
In ogni caso, voglio comunicare formalmente a te, a tutti i tuoi colleghi, a tutti i lettori di Eutekne.Info e, già che ci sono, a tutti gli italiani, che potete anche fare a meno di aspettarmi al varco, perché ho ormai deciso di non proseguire oltre la mia attività nel vostro Paese.
E non perché vado in pensione: anzi, dopo aver letto le lettere che mi sono state spedite dall’Italia, ho la nausea al solo pensiero di andarci.
Quando ricevi lettere da settantenni che ti chiedono di salvargli la pensione, da sessantenni e cinquantenni che ti chiedono di farli andare in pensione e da quarantenni e trentenni che ti chiedono se avranno mai una pensione, ebbene ti è chiaro di avere a che fare con un Paese che è ormai pronto anche lui per la pensione, se già in pensione non è da un pezzo e nemmeno se n’è accorto.
Nemmeno una lettera in cui la richiesta riguardasse la possibilità di avviare un progetto imprenditoriale particolarmente sfidante, magari in qualche settore tecnologicamente avanzato e bisognoso di un elevato numero di operai e progettisti specializzati.
Sarebbe stato bello riceverne almeno una; perlomeno, mi avrebbe tolto la sensazione che, tra vent’anni, l’unica possibilità di occupazione dei vostri figli possa essere in un centro commerciale di prodotti Made in China.
Come ti ho scritto, non è però questo il punto, perché, alla fine, questi sono fatti vostri.
Il punto, tanto per cominciare, è che la maggior parte delle letterine dei vostri bambini mi sono state inviate da indirizzi PEC e, tra notifiche e contronotifiche, non ci ho capito più nulla.
A proposito: ma è vero che in Italia la PEC viene considerata una semplificazione, ma al tempo stesso è obbligatoria?
E quando mai una semplificazione che sia veramente tale ha dovuto essere resa obbligatoria perché la gente se ne avvalga?
In Italia sono ormai troppi gli oneri amministrativi che ingolfano il mio lavoro.
Un numero sempre crescente di letterine reca la richiesta di una mia autocertificazione, corredata da fotocopia della carta di identità e del codice fiscale, attestante la provenienza dei fondi con i quali provvedo all’acquisto dei regali richiesti.
Altre ancora chiedono che gli eventuali regali in denaro vengano fatti a mezzo bonifico bancario.
Tutte, infine, recano in duplice copia l’informativa per il trattamento dei dati personali da restituire debitamente sottoscritta.
Riuscite ad assommare la massima complessità adempimentale per esigenze connesse alla trasparenza più totale delle transazioni finanziarie e all’adeguata verifica dell’identità di chicchessia, con la massima complessità adempimentale per esigenze connesse alla più totale tutela della privacy.
Ma cos’è? Una sorta di esperimento parasociologico di massa?
Sicuri che in Italia la droga non sia stata ancora legalizzata?
No, non disturbarti a rispondermi; francamente non mi interessa: anche queste, in fondo, sono cose vostre.
Tolgo il disturbo, come hanno fatto tante altre aziende prima di me. Per non parlare di quelle che, dall’estero, si sono sempre ben guardate dal venire ad insediarsi anche nel vostro Paese.
Se la burocrazia può uccidere la crescita, caro Direttore, figurati la magia.
In bocca al lupo per il 2012 e gli anni a venire, ne avete bisogno.
Babbo Natale
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