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Nel 2017, il reddito medio dichiarato per attività professionali «doppia» quello del commercio

/ REDAZIONE

Venerdì, 1 giugno 2018

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I redditi nel settore delle attività professionali “doppiano” del settore del commercio. Il dato emerge dalle statistiche pubblicate ieri dal Dipartimento delle Finanze e relative a studi di settore, dichiarazioni di persone fisiche in base al reddito prevalente, dichiarazioni IVA e altri dati trasmessi dai contribuenti nel 2017 per il periodo d’imposta 2016.

Nel dettaglio, il reddito medio più elevato si registra nel settore delle attività professionali (47.780 euro, +7,8% rispetto al 2015), seguito dal settore delle attività manifatturiere (40.460 euro, +8,1% sul 2015) e dal settore dei servizi (28.620 euro, +4%), mentre il reddito medio dichiarato più basso appartiene al commercio (23.680 euro, con un aumento pari al 5,2%).

L’applicazione degli studi di settore – si legge nel comunicato del Dipartimento – ha riguardato nel 2016 circa 3,2 milioni di soggetti (62,2% persone fisiche), in calo del 5,1% rispetto all’anno precedente. Il risultato è effetto principalmente dell’aumento delle adesioni al regime forfetario, che non prevede l’applicazione degli studi di settore ai soggetti che vi aderiscono. Questo regime è stato modificato dalla legge di bilancio per il 2016 che ha rivisto al rialzo le soglie massime di ricavi/compensi per potervi accedere. Questo, spiega il Dipartimento, ha portato a un aumento delle adesioni.

I ricavi/compensi totali dei contribuenti soggetti agli studi di settore, riferiti all’anno di imposta 2016, sono risultati pari a 723 miliardi di euro, con una lieve variazione rispetto al 2015 (+0,7%) e andamenti leggermente differenziati tra i settori: quello dei servizi mostra l’incremento maggiore (+1,5%), seguito dalle attività manifatturiere (+0,2%); sostanzialmente stabile risulta il commercio, mentre le attività professionali mostrano un lieve calo (-0,3%). Il reddito totale dichiarato è pari a circa 107 miliardi di euro, in linea rispetto all’anno precedente; il reddito medio dichiarato è pari a 30.360 euro per le persone fisiche (+6,2%), a 41.820 euro per le società di persone (+3,7%) e a 33.240 euro per le società di capitali ed enti (+3,9%).

Le dichiarazioni IVA presentate per l’anno d’imposta 2016 sono invece circa 4,9 milioni, con un calo rispetto all’anno precedente del 4,5%, che riflette principalmente la mancata presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti che hanno aderito al regime forfetario.
Le operazioni imponibili dichiarate sono pari a 2.086 miliardi (+1,09% rispetto al 2015), mentre il volume d’affari dichiarato è di 3.276 miliardi, sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Per il 2016, l’ammontare dell’IVA di competenza stimata, definita come saldo tra IVA a debito e IVA detraibile, è pari a 93,4 miliardi (+4,2% rispetto al 2015). La variabile include la stima della componente legata all’introduzione, a partire dal 1° gennaio 2015, del meccanismo dello split payment. Circa 334.000 i contribuenti hanno effettuato operazioni verso la P.A. con pagamenti in split payment (+2% rispetto al 2015), per un ammontare di 82,9 miliardi.

Ancora, i rimborsi IVA annuali richiesti sono stati pari a 6,8 miliardi con un incremento dell’1% rispetto al 2015, mentre i rimborsi infrannuali utilizzati ammontano a 3,8 miliardi, (+18,3%).

I settori di attività più interessati dall’applicazione del meccanismo del reverse charge risultano infine quello energetico (operazioni per circa 102 miliardi, anche se in calo rispetto all’anno precedente) e il subappalto edile, per il quale si registra il numero più elevato di operatori coinvolti (oltre 260.000 soggetti).

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