Niente contributi a fondo perduto, commercialisti e consulenti del lavoro disertano la riunione alle Entrate
Alla riunione di domani sui contributi a fondo perduto, organizzata dall’Agenzia delle Entrate, commercialisti e consulenti del lavoro non ci saranno. La scelta di non partecipare all’incontro, a cui il Direttore Ruffini ha invitato anche le rappresentanze del mondo dell’impresa, del commercio, dell’agricoltura, dell’edilizia e degli artigiani, è stata assunta dai due Consigli nazionali come forma di protesta per l’esclusione delle professioni ordinistiche dal beneficio, riservato a lavoratori autonomi e imprese che, nell’aprile del 2020, hanno registrato un calo del fatturato di oltre un terzo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
“L’incredibile esclusione dei liberi professionisti dalla norma del DL Rilancio – scrivono in un comunicato stampa congiunto i Presidenti Massimo Miani (commercialisti) e Marina Calderone (consulenti del lavoro) – ci impone di disertare la riunione convocata dal direttore della Agenzia delle Entrate Ruffini. Le nostre due categorie, assieme a tutte le professioni ordinistiche italiane, si batteranno in ogni modo affinché si ponga rimedio a questa inaccettabile discriminazione perpetrata ai danni di un settore trainante dell’economia italiana. Centinaia di migliaia di lavoratori, senza alcuna spiegazione logica, vengono esclusi da un importante provvedimento in una fase in cui, come tutto le realtà del mondo del lavoro, stanno patendo pesantemente gli effetti della crisi”.
Così come fatto con una nota stampa diffusa nei giorni scorsi e sottoscritta dai Consigli nazionali di tutti gli Ordini professionali, i due Presidenti sottolineano la disparità di trattamento rispetto ad altre realtà economiche, resa ancor più grave dal fatto che tanto i commercialisti quanto i consulenti del lavoro siano stati “considerati essenziali dal Governo”, nel corso del lockdown. “Non abbiamo mai smesso – concludono Miani e Calderone – di essere al fianco di imprese e contribuenti in settimane di grande difficoltà per il Paese. Ma è opportuno sottolineare come i nostri studi siano in sofferenza come le aziende. La politica non può ignorare questa realtà. La norma sull’accesso ai crediti a fondo perduto va modificata in sede di conversione parlamentare del DL Rilancio”.